domenica 1 maggio 2022

Montesquieu

Lo spirito delle leggi 

Un altro grande rappresentante dell'illuminismo francese è Charles-Louis de Secondant, barone di Montesquieu, al quale si deve l'importante riflessione sulla libertà civile e politica e sulle forme di governo che è meglio tutelano i cittadini, temi strettamente connessi a quelli dell'emancipazione intellettuale degli uomini e del rinnovamento della società a cui i philisophes attendevano con fiducia e ottimismo. 

Nella sua famosa opera lo spirito delle leggi l'autore non intende prendere in esame i singoli ordinamenti giuridici e cioè le leggi considerate in sé stesse ma la relazione che intercorre tra le leggi di uno stato e le condizioni morali, storiche, civili, fisiche e ambientali del popolo a cui sono rivolte. Oggetto nel suo interesse non è quindi il corpo ma appunto lo spirito delle leggi. Il suo intento è quello di ricercare le cause generali che presiedono allo sviluppo delle istituzioni sociopolitiche cioè di individuare la natura e il principio che sono sottesi ai diversi sistemi normativi e alle varie forme di governo. In questo modo Montesquieu pone le basi di un'autentica scienza della società anticipando istanze che saranno proprio della moderna sociologia.

Le tre forme di governo 

Un governo può essere di tre tipi: repubblicano, monarchico e dispotico. Nel primo il potere è detenuto da più persone, nel secondo il potere è esercitato da una sola persona vincolata dalle leggi e nel terzo il potere è detenuto da uno solo ma in modo arbitrario e tirannico. Montesquieu condanna duramente quest'ultima forma di governo in quanto in essa vengono soppresse le fondamentali libertà dei cittadini e si instaura un clima di intimidazione e di paura. Montesquieu osserva che la virtù è il principio della Repubblica, l'onore e il principio della monarchia e la paura e il principio del dispotismo.

La separazione dei poteri 

Una volta individuati i presupposti di sopravvivenza dei governi e le loro regole fondamentali, Montesquieu passa delineare la condizione minima essenziale per il mantenimento della libertà in qualunque forma statale sia essere repubblicana o monarchica. Il filosofo ritiene che tale condizione vada rintracciata nella separazione dei poteri di cui aveva già parlato Locke. In ogni Stato spiega l'autore esistono tre specie di poteri che sono quello legislativo, quello esecutivo e infine quello giudiziario. Il potere legislativo consiste nel fare le leggi, modificarle o abrogarle. Il potere esecutivo consiste nel far rispettare le leggi a salvaguardia della sicurezza e dei cittadini, concordare la pace o muovere la guerra, mandare o ricevere ambascerie, prevenire le invasioni. Il potere giudiziario infine è deputato a punire chi contravviene alle leggi oppure a giudicare e dirimere le dispute tra i privati cittadini.

Il bilanciamento delle istituzioni 

Montesquieu sostiene che il potere esecutivo si presta a essere esercitato meglio dal monarca perché questa funzione di governo ha bisogno di un'azione quasi sempre immediata, mentre per quanto riguarda il potere legislativo è preferibile che venga attribuito alla maggioranza dei cittadini perché il suo esercizio richiede particolare ponderazione e saggezza, infine il potere giudiziario secondo lui deve essere affidato a giudici scelti tra i rappresentanti del popolo. Nella su analisi Montesquieu prende a modello la costituzione inglese da lui considerata un esempio virtuoso in quanto non democratica né dispotica, bensì moderata. La dottrina del filosofo francese sulla separazione di poteri e il suo metodo di indagine sulle forme di governo rappresentano un esito fondamentale del pensiero liberale moderno.



Condorcet e la concezione del progresso indefinito

Condorcet è la concezione del progresso indefinito 

Se con Voltaire sia ferma una concezione della storia come processo ascendente orientato al perfezionamento degli uomini, è in Jean-Antoine-Nicolas Caritat, marchese di Condorcet, che si incontra la prima ed esplicita formulazione teorica del concetto di progresso. egli mettendo a frutto le esperienze di ben due rivoluzioni vittoriose che erano quella americana e quella francese, dove a quest'ultima aveva partecipato personalmente, scrive nel 1793 il pieno clima di terrore in Francia e cercando di sfuggire alle persecuzioni dei giacobini, l'Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano, in cui delinea l'ultima e più radicale concezione settecentesca dell'evoluzione sociale civile. Secondo Condorcet il cammino dell'umanità non solo è in grado di superare gli inevitabili periodi di decadenza e di crisi nella storia, ma è anche da considerarsi senza fine. lo spirito umano è capace di sempre maggiore perfettibilità in quanto mai nessuno potrà fissare dei limiti. I stadi di questa perfettibilità non trovano altro termine che è quello della durata temporale stessa del mondo Il progresso spirituale condurrà quindi l'uomo alla massima felicità possibile. Il tono ottimistico con cui Condorcet guarda all'evoluzione delle civiltà eh determinato dalla riflessione sugli esiti positivi della rivoluzione americana e di quella francese. Questa Esperienza congiunta alla teoria secondo cui l'umanità si è elevata dallo stato selvaggio a quello civile attraverso un processo di sostanziale continuità, lo induce a sostenere che il percorso compiuto costituisce una garanzia e cioè il fatto che il genere umano non potrà ritornare in una condizione di barbarie. 

Condorcet non dimentica certo di sottolineare che tante nazioni e tanti popoli vivono ancora immersi nelle tenebre dei pregiudizi dell'ignoranza e della schiavitù e che il cammino dell'umanità non è lineare né privo di rischi. Per questo attribuisce alla politica i seguenti tre obiettivi: L'eliminazione delle disuguaglianze tra le nazioni, il conseguimento dell'uguaglianza all'interno di uno stesso popolo è il reale perfezionamento dell'uomo, consistente nella sua liberazione dal potere tirannico e nell'acquisizione di una piena responsabilità morale. 

Secondo Condorcet il futuro comporterà miglioramenti sia per la vita pratica sia per la vita morale, infatti la costruzione di abitazioni solide e confortevoli e un'alimentazione più salutare potranno aiutare a contribuire a debellare molte malattie e ad allungare la durata dell'esistenza. La riflessione di Condorcet si spinge, poi, anche a ipotizzare un mondo senza guerre grazie all'abbandono da parte delle potenze europee della politica coloniale e alla realizzazione di una più equa distribuzione della ricchezza tra gli uomini. 



Voltaire

Voltaire 

Lo spirito critico e la concezione religiosa 

Voltaire combatte in prima persona per la libertà di pensiero, la tolleranza, la pace, l'abolizione dell'ingiustizia e la felicità umana. Subì un anno di prigione nel carcere della Bastiglia in seguito alla pubblicazione nel 1717 di una satira in latino contro i costumi del reggente. Per molto tempo fu costretto a fuggire da Parigi, rifugiandosi in Inghilterra che era la sua seconda patria dove ebbe modo di assorbire le idee di Newton e Locke. Voltaire assunse come suo principale bersaglio polemico la chiesa cattolica, di cui voleva smascherare pregiudizi e superstizioni. Lui credeva in Dio ma il suo Dio non aveva il volto severo di colui che atterrisce le sue creature con la minaccia delle pene dell'inferno, si trattava di un Dio benevolo. La religione secondo lui non doveva suscitare paure e sensi di colpa e nemmeno erigere steccati tra gli uomini ma insegnare l'amore e la pace. Voltaire elabora una posizione coerente con i principi del deismo, che era l'atteggiamento religioso maggiormente diffuso presso i philosphe, secondo cui esiste una religione naturale né immutabile che si fonda su alcune verità razionalmente accettabili da tutti gli uomini. Per valutare l'uomo può sapere con certezza che Dio esiste, infatti, dato che c'è il mondo e che niente proviene dal nulla, si deve razionalmente ammettere l'esistenza di un essere superiore che ne è l'autore. La ragione perviene a un puro concetto naturale di Dio, inteso, semplicemente come essere necessario che crea l'universo. Un'altra argomentazione che introduce Voltaire a favore dell'esistenza di Dio che è decisamente inusuale nella storia della filosofia è quella che chiunque beva un buon vino o baci una bella donna non può fare a meno di essere riconoscente a una divinità buona e caritatevole, dal momento che il piacere è qualcosa di divino, Dio esiste.

La critica dell'ottimismo e l'accettazione della condizione umana 

Voltaire si rende perfettamente conto del fatto che pur ammettendo l'esistenza di un Dio buono e giusto non si può evitare di constatare la presenza del male e della sofferenza come dimostrano eventi drammatici quali il terribile terremoto di Lisbona del 1755.

Voltaire considera l'uomo per quello che effettivamente è ossia un essere debole e limitato ma riconosce che egli può pretendere di ottenere la serenità e la felicità, soprattutto liberandosi dalle paure indotte dalle religioni, frutto di ignoranza e superstizione.

La visione aperta e libertaria 

Colpisce in Voltaire l'ampiezza dello sguardo con cui osserva, valuta, compara le civiltà, in un arco storico lunghissimo, secondo un metodo che non è mai astrattamente moralistico o pedagogico, ma sempre sostanziato di esempi e casi che egli raccoglie e cataloga in modo scrupoloso.

La concezione della storia e la fiducia nel progresso 

La preoccupazione principale di Voltaire è sottolineare come la ragione sia l'unica facoltà in grado di affrancarci dai pregiudizi e di favorire la crescita civile e morale degli uomini. La storia dunque per Voltaire consiste in un processo di graduale civilizzazione dell'umanità che è partita da uno stato selvaggio ed è arrivata nell'età moderna a livello più alto anche attraversando periodi bui come il medioevo che era considerato dal pensatore un'idea di decadenza. 

Secondo Voltaire la superiorità dei moderni rispetto agli antichi si fonda prevalentemente sulla scoperta e la valorizzazione del carattere scientifico della ragione in grado di cogliere le leggi oggettive dei fenomeni naturali.






Il pensiero dei philosophes: Voltaire, Condorcet e Montesquieu


Voltaire e Condorcet offrono un'interessante riflessione sul motivo centrale dell'illuminismo: la ragione intesa come spinta propulsiva verso il progresso globalmente inteso. Montesquieu invece si occupa di un altro importante tema strettamente connesso al primo, che è la natura della libertà e le condizioni in cui può realizzarsi.



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