domenica 1 maggio 2022

Voltaire

Voltaire 

Lo spirito critico e la concezione religiosa 

Voltaire combatte in prima persona per la libertà di pensiero, la tolleranza, la pace, l'abolizione dell'ingiustizia e la felicità umana. Subì un anno di prigione nel carcere della Bastiglia in seguito alla pubblicazione nel 1717 di una satira in latino contro i costumi del reggente. Per molto tempo fu costretto a fuggire da Parigi, rifugiandosi in Inghilterra che era la sua seconda patria dove ebbe modo di assorbire le idee di Newton e Locke. Voltaire assunse come suo principale bersaglio polemico la chiesa cattolica, di cui voleva smascherare pregiudizi e superstizioni. Lui credeva in Dio ma il suo Dio non aveva il volto severo di colui che atterrisce le sue creature con la minaccia delle pene dell'inferno, si trattava di un Dio benevolo. La religione secondo lui non doveva suscitare paure e sensi di colpa e nemmeno erigere steccati tra gli uomini ma insegnare l'amore e la pace. Voltaire elabora una posizione coerente con i principi del deismo, che era l'atteggiamento religioso maggiormente diffuso presso i philosphe, secondo cui esiste una religione naturale né immutabile che si fonda su alcune verità razionalmente accettabili da tutti gli uomini. Per valutare l'uomo può sapere con certezza che Dio esiste, infatti, dato che c'è il mondo e che niente proviene dal nulla, si deve razionalmente ammettere l'esistenza di un essere superiore che ne è l'autore. La ragione perviene a un puro concetto naturale di Dio, inteso, semplicemente come essere necessario che crea l'universo. Un'altra argomentazione che introduce Voltaire a favore dell'esistenza di Dio che è decisamente inusuale nella storia della filosofia è quella che chiunque beva un buon vino o baci una bella donna non può fare a meno di essere riconoscente a una divinità buona e caritatevole, dal momento che il piacere è qualcosa di divino, Dio esiste.

La critica dell'ottimismo e l'accettazione della condizione umana 

Voltaire si rende perfettamente conto del fatto che pur ammettendo l'esistenza di un Dio buono e giusto non si può evitare di constatare la presenza del male e della sofferenza come dimostrano eventi drammatici quali il terribile terremoto di Lisbona del 1755.

Voltaire considera l'uomo per quello che effettivamente è ossia un essere debole e limitato ma riconosce che egli può pretendere di ottenere la serenità e la felicità, soprattutto liberandosi dalle paure indotte dalle religioni, frutto di ignoranza e superstizione.

La visione aperta e libertaria 

Colpisce in Voltaire l'ampiezza dello sguardo con cui osserva, valuta, compara le civiltà, in un arco storico lunghissimo, secondo un metodo che non è mai astrattamente moralistico o pedagogico, ma sempre sostanziato di esempi e casi che egli raccoglie e cataloga in modo scrupoloso.

La concezione della storia e la fiducia nel progresso 

La preoccupazione principale di Voltaire è sottolineare come la ragione sia l'unica facoltà in grado di affrancarci dai pregiudizi e di favorire la crescita civile e morale degli uomini. La storia dunque per Voltaire consiste in un processo di graduale civilizzazione dell'umanità che è partita da uno stato selvaggio ed è arrivata nell'età moderna a livello più alto anche attraversando periodi bui come il medioevo che era considerato dal pensatore un'idea di decadenza. 

Secondo Voltaire la superiorità dei moderni rispetto agli antichi si fonda prevalentemente sulla scoperta e la valorizzazione del carattere scientifico della ragione in grado di cogliere le leggi oggettive dei fenomeni naturali.






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